Il progetto - storia

una donazione

Storia

L’innovativo complesso residenziale Domus Lusanigh nasce grazie alla generosità di Carla Bernasocchi, che possedeva con il fratello Franco, già deceduto, il grande terreno sul quale sorgerà il progetto, ma di cui non poteva né desiderava più occuparsi. Che fare quindi? La decisione è stata quella di donare questa proprietà alla Fondazione per l’inclusione. Per quale motivo? Per rispondere a questa domanda facciamo un passo indietro di qualche generazione.

Carla Bernasocchi

Il tutto iniziò con Maria, una donna forte e imponente che rappresentava e assunse il ruolo di «grande madre», si potrebbe anche definire di «archetipo della madre», come la definisce Carla, usando un termine junghiano. La nonna Maria aveva avuto tre figli e due figlie e anche avviato il Ristorante Ticino, riconosciuto per la sua cucina tipica e casereccia. Sul grande terreno oggetto della donazione, Mosè Bernasocchi, uno dei figli di Maria e che divenne poi padre di Carla, coltivava la vigna con grande devozione per la terra. Si trattava di un’attività condivisa anche con il fratello Cecco e poi ripresa dal figlio Franco.

Mosè era un uomo molto intraprendente, sensibile e di grande umanità. Si pensi che, tra le altre cose, aveva costruito con gli uomini di Carasso una linea telefonica per comunicare con i monti Tamporì dove, dapprima lui seguito poi da parecchie altre famiglie del paese, aveva riattato una cascina. Mosè aveva un rapporto particolare con Carla. A Pedemonte, dove abitava con la moglie e l'altro figlio Franco, sapeva sempre inventarsi espedienti creativi per invogliare sua figlia a mangiare (visto che lei era un po’ difficile con il cibo o, forse, come sottolinea lei stessa, voleva attenzione dal padre). Anche con gli animali dimostrava ingegno e sensibilità: ad ognuno dei suoi conigli dava un nome, venivano nutriti con amorevolezza e mai si sarebbesognato di mangiarli! Insomma, tutte scene di vita quotidiana che lasciano intravedere la bontà d’animo e lo spirito creativo e generoso di quest’uomo.

Carla Bernasocchi ha vissuto per molti anni all’estero e non aveva più molti contatti con il Ticino. «Il mio primo intento nel donare questo terreno è stato quello di salvaguardare la terra, proprio per salvare anche un po’ di quell’amore con il quale era stata coltivata. Con questo scopo prima era nato un progetto che poi non è andato in porto», ci racconta. Al suo ritorno in Ticino si è, quindi, informata su chi si adoperasse per le persone con disabilità. Le hanno parlato di inclusione andicap ticino, così ci ha contattati ed è stato ideato il progetto Domus Lusanigh.

«Che cosa mi è piaciuto del progetto? Non è stato amore a prima vista. Il primo intento era di voler salvaguardare la vigna e la casetta rossa di Franco. Dopo qualche riflessione, però, mi sono detta che la finalità di Domus Lusanigh è in linea con gli ideali che erano presenti nella mia famiglia, in quanto vuole essere un centro di quartiere per Carasso, dove potersi incontrare, poter trovare negozi e beni di prima necessità, favorendo la mobilità lenta, in modo sostenibile e inclusivo. In particolare, l’intento della socialità si rifà molto ai valori di mio padre che ci teneva alla comunità, al bene delle persone e io assomiglio molto a lui».